La ferrovia Menaggio–Porlezza, inaugurata nel 1884, è uno dei capolavori di ingegneria ferroviaria della fine del XIX secolo. Oltre alla sua bellezza paesaggistica, che collega il Lago di Como al Lago di Lugano, la linea è celebre per un’innovazione tecnica che ha reso il suo percorso unico: il sistema del recourse. Questa tecnica fu adottata per superare le difficoltà legate alle ripide pendenze e al terreno montuoso del tracciato, e oggi rappresenta uno degli aspetti più affascinanti della storia di questa ferrovia.
Il termine recourse si riferisce a una manovra ferroviaria in cui il treno cambia temporaneamente direzione, procedendo all’indietro invece che in avanti. Questa tecnica è stata sviluppata per affrontare terreni particolarmente ripidi, dove un normale percorso in avanti sarebbe stato impossibile o pericoloso. Il regresso viene solitamente utilizzato in tratti ferroviari con forti pendenze o curve strette, in cui la trazione dei veicoli ferroviari non sarebbe sufficiente a mantenere la direzione del treno.
In pratica, quando il treno non è in grado di proseguire normalmente a causa della pendenza, vengono realizzate manovre per invertire la direzione del convoglio. Un esempio di questa tecnica può essere visto su binari disposti a zig-zag, oppure con l’utilizzo di piattaforme girevoli che consentono di ruotare i vagoni, invertendo la marcia. Sebbene il regresso sia stato utilizzato in altre ferrovie montane in tutto il mondo, la sua applicazione sulla linea Menaggio–Porlezza resta una delle più note in Italia.
La ferrovia Menaggio–Porlezza, lunga 13 km, attraversava paesaggi spettacolari e territori montuosi. La pendenza del percorso tra Menaggio e Cardano era particolarmente difficile da affrontare, con pendenze che arrivavano fino al 5%. Per risolvere questo problema, venne adottato il sistema del regresso, che permetteva al treno di guadagnare quota in modo sicuro ed efficace.
Dopo essere partito dalla stazione di Menaggio, al termine della prima salita verso la Valstera, il treno si preparava ad affrontare il forte dislivello grazie ad una piattaforma girevole che permetteva di ruotare il locomotore e, uno alla volta, i vagoni, invertendo la direzione di marcia prima di affrontare il tratto successivo verso la Sella di Grandola.
Le montagne che separano il Lago di Como dal Lago di Lugano non sono solo belle, ma anche difficili da attraversare. La ferrovia Menaggio–Porlezza doveva affrontare un dislivello di 170 metri tra Menaggio e Cardano, con pendenze che superavano il 5%. A causa di queste difficoltà, sarebbe stato impossibile far procedere un treno normalmente in avanti, anche con la potenza di una locomotiva a vapore. Il sistema del regresso, quindi, rappresentava una soluzione ingegnosa che consentiva di affrontare queste salite ripide.
L’uso del regresso sulla ferrovia Menaggio–Porlezza non era comune in Italia. Sebbene tecniche simili siano state utilizzate in altre ferrovie montane, come la ferrovia Cecina–Volterra o la tranvia Roma–Tivoli, la linea Menaggio–Porlezza si distingue per l’adozione di una soluzione tecnica così sofisticata per l’epoca. Il regresso, infatti, non solo rappresentava una risposta alle difficoltà geografiche del percorso, ma anche una curiosità ingegneristica che attrasse molti viaggiatori e esperti del settore.
La combinazione di un scartamento ridotto di 850 mm e il sistema del regresso rendevano la ferrovia Menaggio–Porlezza particolarmente interessante. Il sistema dei binari più stretti permetteva infatti ai treni di affrontare curve strette e pendenze ripide con maggiore agilità, caratteristiche che contribuivano all’unicità della linea.
Leggi anche: Franz Kafka and the curious journey on the Menaggio-Porlezza railway.
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