Simili ad un’aringa, lunghi al massimo una quarantina di centimetri nelle specie di maggiori dimensioni, i folidofori sono annoverabili fra più antichi esempi di teleostei, ovvero i pesci ossei più evoluti. L’aspetto esteriore era quello di tipici pesci di medie dimensioni, con corpo abbastanza allungato, coda simmetrica, pinna dorsale singola, pinne pettorali e pelviche piuttosto basse e pinna anale vicina alla coda.
L’animale doveva essere un veloce pesce predatore di mare aperto. Le sue prede dovevano essere piccoli animali, come plancton e crostacei, anche se non doveva disdegnare altri pesci più piccoli (contenuti fossilizzati dello stomaco lo dimostrano).
Nonostante l’aspetto moderno, il folidoforo conservava ancora caratteristiche primitive, tipiche dei suoi antenati paleoniscoidi: le scaglie ganoidi esterne erano ancora pesanti e spesse, e le vertebre erano solo parzialmente ossificate, mentre per il resto conservavano una struttura cartilaginea.
Forme più evolute, contemporanee a Pholidophorus, come Leptolepis, saranno i primi teleostei veri e propri, con una colonna vertebrale totalmente ossificata.
Parte della coda, peraltro ben conservata in ogni minimo dettaglio. Manca il resto del fossile. Si tratta di una controimpronta, probabilmente riferibile all’oggetto di cui alla scheda 7s060-00178.
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