La presenza della Linea della Grona e il conseguente contrasto geologico tra i due versanti della faglia hanno favorito la formazione di un patrimonio floristico straordinariamente ricco e variegato.
Le rocce affioranti a nord, appartenenti al Basamento Cristallino, danno origine a suoli neutro-acidi, ideali per piante acidofile o neutrofile. Al contrario, le rocce del settore sud, appartenenti alla Dolomia Principale e al Calcare di Zorzino, generano suoli neutro-basici, adatti a specie con esigenze ecologiche differenti.
La coesistenza di substrati così diversi ha creato condizioni per una biodiversità “doppia”, arricchendo il mosaico paesaggistico della valle.
Questo schema, tuttavia, non è rigido: molte specie mostrano un’elevata adattabilità e riescono a insediarsi anche in ambienti non ideali.
Inoltre, le vestigia delle glaciazioni quaternarie — in particolare l’influenza del ghiacciaio abduano — hanno lasciato depositi morenici e massi erratici silicei anche su suoli calcarei, permettendo la presenza di specie acidofile in contesti basici.
Un esempio suggestivo è il masso erratico noto come “Pendula”, visibile presso l’agriturismo Chioderia.
È sufficiente attraversare la faglia per cogliere il mutamento ecologico: si possono osservare, ad esempio, Rododendro ferrugineo su suoli silicei e Rododendro irsuto su calcari, oppure alternanza tra Sesleria e pino montano su calcare e Nardo con specie acidofile su silice.
La Val Sanagra si distingue per l’eccezionale ricchezza floristica e per la presenza di specie rare e localizzate. Le particolari condizioni geografiche e climatiche hanno favorito la conservazione di endemismi e relitti floristici di grande valore.
Le ricerche condotte nel tempo hanno censito numerosi endemismi, ovvero specie presenti solo in areali ristretti: dalle Alpi centrali all’Insubria, fino a distribuzioni condivise tra Italia e regioni limitrofe come la Slovenia.
La Val Sanagra costituisce anche il limite occidentale per alcune di queste specie, confermando la sua importanza biogeografica già rilevata dalla botanica elvetica.
Tra le specie rare segnalate in valle si ricordano Viola pinnata e Minuartia capillacea, entrambe con presenza molto localizzata. Il clima mitigato dai laghi di Como e di Lugano ha inoltre favorito la sopravvivenza di elementi mediterranei, come l’Erica arborea e la rara felce di Creta (Pteris cretica).
La vegetazione boschiva della Val Sanagra si organizza in fasce altitudinali, influenzate da substrato geologico, esposizione, uso antropico e microclima.
Alle quote più basse dominano latifoglie termofile su suoli calcarei: roverella (Quercus pubescens), carpino nero (Ostrya carpinifolia) e, per effetto del clima mite, anche l’ornello (Fraxinus ornus).
Più in alto, compaiono latifoglie mesofile: carpino bianco, farnia, frassino maggiore, olmo, nocciolo, biancospino, cappello del prete e palla di neve.
Sui versanti freschi e morenici si estendono castagneti con sottobosco a felce aquilina, mirtillo e lucciola bianca (Luzula nivea).
Nelle forre e nelle gole incise dal torrente Sanagra, la vegetazione si fa umida e ombrosa: compaiono tasso, tiglio, olmo di montagna, berretto da prete, lingua cervina, felce maschio, tricomane, polipodio, palma di fortuna (Trachycarpus fortunei) e laurella (Daphne laureola).
Il sottobosco, qui, è ricco di geofite come campanellino, uva di volpe, aglio ursino, anemone nemorosa e anemone ranunculoides.
Alle quote superiori (1000–1100 m), le faggete prendono il sopravvento. Differenziate in base al suolo, si distinguono in:
Con il faggio può coesistere o sostituirlo l’abete bianco (Abies alba), specie anomala tra le conifere per la sua predilezione per ambienti umidi e ombreggiati.
Le abetine della Val Sanagra, rare nell’area lariana, costituiscono un patrimonio forestale di pregio. Anche il pino montano (Pinus mugo), presente in forma discontinua sulle pendici dolomitiche del Grona e del Piaggia, è un elemento distintivo della valle.
Negli anni Cinquanta e Sessanta si sono registrate piantumazioni di abete rosso e larice, oggi considerate discutibili per l’equilibrio ecologico.
L’abbandono degli alpeggi ha favorito la diffusione di boscaglie pionieri a betulla, ginestra dei carbonai e felce aquilina, che in alcuni casi minacciano gli habitat originari.
Le formazioni prative sono sparse, frammentate e differenziate per umidità e altitudine.
Sotto i 1500 m, si trovano prati naturali con Centaurea nigrescens; in condizioni più aride, emergono prati magri con Chrysopogon gryllus e Stipa pennata, ambienti floristicamente ricchi, in particolare di orchidee.
I pascoli sono la forma più diffusa e riflettono l’intensità del pascolo storico. In condizioni di forte pressione si sviluppano i nardeti, dominati da Nardus stricta, con varianti legate all’umidità: dai versanti secchi con ginepro nano a quelli umidi dove si espandono ontano verde e mirtillo.
Le vegetazioni rupestri sono le uniche a non aver subito modificazioni antropiche significative e variano a seconda della natura della roccia.
Sulle rupi calcaree della Grona e del Piaggia crescono specie rare e endemismi insubrici, tra cui: Potentilla caulescens, Valeriana saxatilis, Asplenium ruta muraria, Phyteuma scheuchzeri, Kernera saxatilis, Globularia cordifolia, Campanula raineri, Primula auricula, Saxifraga caesia, Carex australpina.
Le rupi silicee, più povere floristicamente, ospitano specie come Asplenium septentrionale e Primula irsuta, oltre ad aggregati sassicoli con Alchemilla vulgaris e Festuca ticinensis.
Infine, la vetta del Monte Grona, grazie al disfacimento delle rupi, ospita frammenti di prateria alpina, evento raro in ambito prealpino. Tra le specie rappresentative: Carex firma e Dryas octopetala.
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Dalle querce secolari alle praterie alpine, scopri la ricca vegetazione del Parco attraverso diorami realistici.
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