La Val Sanagra, grazie alla sua straordinaria varietà di ambienti boschivi, è una delle valli più ricche di funghi delle Alpi Lepontine.
Ogni autunno, appassionati e micologi affollano i suoi sentieri alla ricerca di esemplari rari o semplicemente gustosi.
La ricchezza micologica della valle è tale che descriverla in modo esaustivo richiederebbe un intero volume.
In questa sede ci limitiamo a esplorare alcune delle specie più curiose e interessanti, suddivise per forma del corpo fruttifero (basidioma).
Non si tratta di una classificazione scientifica rigorosa, bensì di una presentazione divulgativa per accompagnare gli appassionati nella scoperta di questa straordinaria biodiversità.
Questa è la forma più diffusa e riconoscibile tra i funghi: presenta un cappello (pileo) sostenuto da un gambo (stipite), con pori invece delle lamelle nella parte inferiore.
Tra i numerosi gruppi accomunati da questa caratteristica con assenza di lamelle sotto il cappello, vi appartiene il genere Boletus che include i noti porcini. Questi ultimi sono in realtà un gruppo di specie simili tra loro, vi è infatti: il Boletus edulis, il Boletus reticulatus e il Boletus aestivalis.
La presenza/assenza di veleni non è caratteristica di nessun genere o famiglia, per esempio tra i boleti, è incluso il Boletus satanas, detto “porcino malefico”, che provoca intossicazioni di tipo gastrointestinale, più gravi se consumato da crudo. Questo fungo può essere riconosciuto con un semplice stratagemma: basta romperlo e attendere qualche minuto, la carne diventerà bluastra.
Questi funghi crescono sul legno senza gambo evidente, formando mensole o croste sovrapposte ancorate a tronchi e ceppaie.
La specie più interessante e ricercata di questa categoria è senza dubbio il fungo barbino (Grifola frondosa) detto anche griffone o fungo reale.
Questo fungo, notevolmente ramificato, cresce ogni anno sulle ceppaie di faggio, castagno o quercia e sembra gradire gli autunni piovosi, nei quali appare con una certa frequenza.
È una specie molto ricercata che può essere conservata, seguendo opportune ricette, sott’olio o sotto aceto. Il dato sorprendente è che il fungo barbino può raggiungere un peso complessivo di oltre 15 kg.
Una delle forme più appariscenti tra i funghi è quella stellata che include la “stella di terra sessile” (Geastrum sessile).
Questa specie cresce sia nei boschi di latifoglie, sia in quelli di aghifoglie e spesso in gruppi di più individui. Purtroppo è privo di interesse pratico perché non ha sapore o odore particolari.
Molto simile al Geastrum, è l’Astraeus hygrometricus, difficilmente distinguibile dal precedente: questo fungo ha funzione di segnatempo, è infatti igroscopico perché distende le sue lacinie (le braccia della stella) quando il tempo è umido e le contrae in caso contrario.
Nella fase contratta diventa una specie di palla che può essere spinta dal vento favorendo la disseminazione delle spore.
Tra le specie note per il cattivo odore che crescono tra il basso e l’alto Lario, il primo posto spetta di diritto al satirione (Phallus impudicus).
Questo fungo cresce con maggior frequenza durante i periodi umidi e afosi, la sua presenza è resa manifesta dall’odore cadaverico, scambiato dai ricercatori per un animale morto.
Gli studiosi ritengono correttamente che l’odore fetido rappresenti un espediente per attirare mosche carnarie che, cospargendosi di spore, provocano la disseminazione.
Questo fungo non è commestibile, anche se, ricerche attendibili, segnalano il suo utilizzo (allo stadio di uovo) nel nord Europa.
I funghi di questa sezione si presentano in varie forme, ma tutti hanno corpi fruttiferi globosi; le spore sono contenute all’interno del “frutto” il quale, giunto a maturazione, si apre per liberarle.
La specie commestibile più conosciuta è la vescia gigante (Calvatia gigantea) che può raggiungere il mezzo metro di diametro e un peso superiore ai 20 Kg.
Un’altra specie diffusa nei boschi umidi del Lario occidentale è il fungo patata comune (Sclerodermia citrinum) detto anche “vescia falsa” o “tartufo dei poveri”.
Quando il rivestimento esterno del “frutto” si lacera, le spore mature vengono violentemente espulse sotto la pressione del piede umano o degli zoccoli degli animali.
Il fungo a forma di cervello più prelibato è la spugnola (Morchella esculenta); secondo gli esperti questa specie occupa un posto importante in gastronomia, infatti, è intensamente ricercata.
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Dai boschi del Parco Val Sanagra alle vetrine del Museo: esplora forme, colori e segreti del mondo fungino.
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