Lo sfruttamento dell’alta montagna è da sempre legato alla transumanza, una pratica antica che consiste nella migrazione stagionale delle mandrie e dei mandriani dalle pianure agli alpeggi montani e viceversa. Questa tradizione secolare, oggi sempre più rara, è ancora mantenuta in alcune valli alpine, tra cui la Val Sanagra, dove alcuni allevatori continuano a seguire questo rito annuale.
La transumanza segue un ciclo ben definito: durante l’inverno, gli animali vengono ospitati nelle stalle delle zone di pianura, mentre nei tre mesi estivi vengono trasferiti negli alpeggi, dove trovano pascoli più ricchi e condizioni climatiche favorevoli. Il viaggio dalla pianura alla montagna avviene in primavera, generalmente nel mese di maggio, attraverso un percorso suddiviso in tappe intermedie.
Il primo passo della transumanza è l’abbandono delle stalle del fondovalle. Gli animali, accompagnati dagli allevatori, iniziano la loro salita lungo percorsi tradizionali. Per facilitare il ritrovamento del bestiame durante il viaggio, ogni capo viene dotato di un campanaccio legato al collo con un collare di legno o cuoio.
A metà strada si trovano i cosiddetti monti, stalle situate a medie altitudini che fungono da punto di sosta. Qui gli animali possono riposare e trovare pascoli intermedi. Ogni monte è attrezzato con una stalla, un’abitazione per i mandriani e un locale dedicato alla lavorazione del latte. Alcuni allevatori scelgono di fermarsi in questi luoghi senza raggiungere l’alpeggio più alto.
La maggior parte delle mandrie, tuttavia, prosegue fino agli alpeggi situati tra i 1200 e i 1500 metri di altitudine. Un alpeggio ben organizzato deve disporre di pascoli estesi, una struttura per la trasformazione del latte, un’abitazione per gli alpigiani e una piccola stalla per gli animali malati. L’elemento centrale è la sostra, un lungo edificio porticato dove gli animali possono muoversi liberamente.
Durante l’estate, gli animali vengono spostati in base alla crescita dell’erba. All’inizio della stagione si sfruttano i pascoli più vicini alla stalla principale, mentre successivamente gli animali vengono trasferiti nelle zone più alte, man mano che l’erba diventa disponibile. Alcuni alpeggi dispongono anche di mutate (o stazioni), delle sezioni distaccate dotate di strutture per la lavorazione del latte e il ricovero del bestiame.
A settembre, con l’arrivo dell’autunno, la carovana riprende la via del ritorno, ripercorrendo a ritroso il cammino verso il fondovalle. Qui gli animali trascorreranno l’inverno, in attesa che il ciclo della transumanza riprenda la primavera successiva.
Sebbene oggi la transumanza sia meno diffusa rispetto al passato, essa rappresenta ancora un elemento fondamentale della cultura e dell’economia di alcune comunità alpine. Questo antichissimo rito, oltre a garantire il benessere degli animali e la qualità dei prodotti caseari, mantiene viva una tradizione che affonda le sue radici nella storia delle montagne.
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